News

21 Gennaio 2016

Quotidiano Energia intervista il Presidente di Viveracqua

ROMA 21 GENNAIO 2016 (Quotidiano Energia – Claudia De Amicis) – Acqua, Trolese: “Più delle risorse serve un quadro stabile”.

In attesa di conoscere l’importo delle sanzioni Ue, il settore idrico italiano stenta a decollare. Il presidente di Viveracqua a QE: “Non è solo un problema di soldi ma anche di burocrazia troppo lunga e onerosa”.
Risorse economiche per finanziare gli investimenti, regolazione tariffaria, gestione delle infrastrutture e procedure burocratiche. Sono molti i fattori in grado di rallentare (o accelerare) lo sviluppo del settore idrico in Italia su cui pesano, al momento, diverse procedure di infrazioni europee.
“Se da un lato nel 2016 cominceremo a pagare salate sanzioni – ha ricordato più volte nei giorni scorsi Mauro Grassi, responsabile di #italiasicura (la struttura di Palazzo Chigi dedicata allo sviluppo delle risorse idriche oltre che al dissesto idrogeologico) – dall’altro gli investimenti necessari a scongiurarle stentano a decollare”.

L’obiettivo, ha proseguito Grassi, è di avvicinarsi ai livelli di investimento degli altri Paesi europei (circa 80-90 €/abitante), passando dagli attuali 36 €/abitante a 50 €/abitante e oltre. Nel mirino della Ue ci sono le Regioni che presentano il maggior numero di infrazioni comunitarie su fognature e depurazione. Per questa ragione, nello Sblocca Italia sono stati nominati dei commissari governativi per sovrintendere alla realizzazione delle infrastrutture necessarie in Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Veneto. In quest’ultima, nel giugno del 2011 è nato il Consorzio Viveracqua che raggruppa 14 realtà pubbliche in house di 530 Comuni di tutte le Province, con un fatturato complessivo 2014 pari a 680 mln € e un’utenza superiore ai 4,2 milioni di abitanti.

“Siamo partiti da progetti concreti – spiega a QE il presidente Fabio Trolese – che ci consentissero di migliorare l’efficienza della gestione e di ridurre i costi operativi. Abbiamo iniziato con l’acquisto congiunto di energia elettrica e da questa esperienza positiva è nata la Centrale Unica di Acquisti che tra il 2013 e il 2015 ha portato alla realizzazione di 45 gare per un valore totale di 250 ml €, con notevoli risparmi per tutti le società consorziate. Il nostro è un processo di crescita ‘dal basso’ che, pur presentando dei limiti, è funzionale al perseguimento degli obiettivi che ci siamo dati”. Tra questi, il progetto Hydrobond (primo esempio in Italia) creato per avviare 728 progetti (41% fognature, 36% acquedotti, 23% depuratori) nelle Province di Padova, Vicenza, Venezia e Belluno per un valore totale di 300 milioni di €, metà dei quali finanziati con l’emissione di 8 minibond. A novembre del 2015 risultavano realizzati lavori per oltre 139 milioni di euro, pari al 46% del piano. Il successo dell’operazione ha portato alla replica dell’iniziativa con l’emissione di ulteriori 5 minibond per il triennio 2016/2018 per un valore di 77 mln/euro, che produrranno investimenti per il doppio del loro ammontare, destinati a 360 interventi nelle Province non comprese dal primo hydrobond (Rovigo, Verona e Treviso): “Più del 60% degli investimenti sono di tipo ambientale – sottolinea Trolese – a testimonianza del fatto che il risanamento delle infrazioni rappresentano una priorità”.

Il tema degli investimenti è strettamente legato al nuovo metodo tariffario disegnato dall’Autorità per l’Energia. Nei giorni scorsi il consigliere Alberto Biancardi ha replicato alle polemiche di alcuni operatori sostenendo che proprio la regolazione tariffaria ha portato a una crescita degli investimenti del 55% in tre anni (2012-2015). “E’ pacifico che dopo l’esito del referendum sull’acqua – commenta in proposito Trolese – l’Autorità stia stringendo i cordoni della borsa pretendendo, giustamente, che i gestori aumentino le efficienze e riducano i costi operativi. Lavorare in sinergia, come nel nostro caso, è una buona strategia per rispondere a questa esigenza. Per il resto, essendo gestori pubblici in house noi ci accontentiamo che il metodo ci dia le risorse strettamente necessarie per fare il nostro mestiere. La nuova regolazione ha creato un quadro di certezza e omogeneità che ci ha consentito, pur in una situazione congiunturale, di fare investimenti importanti”.
Secondo il presidente del Consorzio, avrebbe ragione il responsabile di #italiasicura Grassi nel sostenere che non sono i soldi il problema dato che, nonostante i 3,2 mld € (di cui 2,8 mld € per il Sud) stanziati dallo Stato, persiste una “tangibile incapacità di spesa” da parte dei soggetti chiamati a realizzare le infrastrutture finanziate (circa 900), molte delle quali non sono state ancora messe a gara.

“Non bastano le risorse finanziarie e un’adeguata regolazione tariffaria – chiarisce Trolese – per realizzare gli investimenti ma servono anche gestori efficienti e con capacità tecniche adeguate. Peraltro, non ritengo che questo sia necessariamente correlato alle dimensioni aziendali, quanto piuttosto alle competenze organizzative. Credo che ci siano molteplici esempi, e tra questi metto buona parte dei gestori in Veneto (la dimensione media è di 300.000 abitanti gestiti), dove il rapporto tra tariffe applicate e quantità di investimenti è assolutamente virtuoso, la gestione è di fatto totalmente pubblica e l’indotto economico creato sul territorio da una moltitudine di piccoli interventi è molto più efficace di pochi grandi interventi”.
Nessuna preoccupazione, infine, per la nomina di un commissario governativo anche in Veneto: “E’ una conseguenza diretta della necessità di limitare al massimo le sanzioni comunitarie – spiega il presidente – e sicuramente i commissari possono accelerare gli iter realizzativi, spesso molto onerosi e lunghi per le procedure burocratiche per lo svolgimento di progetti, ottenimento autorizzazioni e procedure di gara. In effetti se c’è un’esigenza che penso tutti gli operatori sentano fortissima è una auspicabile semplificazione, vera, della burocrazia e delle normative che accompagnano i lavori pubblici. Per quanto riguarda il Veneto – conclude Trolese – la nomina del commissario riguarda un unico intervento da 6 mln €, con un co-finanziamento ministeriale di 1 mln €, peraltro già in fase di progettazione e che potrà adesso ulteriormente accelerarsi con uno snellimento delle procedure burocratiche”.


Categoria: QUI VIVERACQUA
Skip to content